Scrivere e/è insegnare

O dell’insegnare

Lo scopo dell’aver deciso di intraprendere la carriera di docente deve essere – senza alcun dubbio – quello di creare evento. Un docente, entrando nella sua aula, già con i gesti e le azioni che compie davanti ai suoi studenti (quasi fosse l’adempimento di un rituale condiviso), crea un punto fermo originale ed unico nella loro vita. Le informazioni, i dati, le modalità di verifica, i compiti scaturiscono come implicazione da quel solo desiderio dell’adulto che vuole comunicare.

L’aspetto interessante è che vi è un solo modo di creare evento: narrando. Esercitando il proprio della narrazione, che è mettere ordine a ciò che è confuso, e rinviare ad altro e oltre. Proprio per questa ragione sono pienamente soggetti allo status di narrazioni anche temi e concetti della matematica e della scienza [ne parleremo in un’altra occasione…].

Nel lontano 1979, Umberto Eco pubblicò il suo “Lector in fabula” e allora io mi sono divertita a creare una sorta di analogo, un personale “Discipulus in fabula“, per delineare i connotati dell’insegnamento (tramite narrazioni).

Ricordiamo che cosa affermava Eco:

una storia non è mai fatta solo di descrizioni

chi narra è mosso da una chiara intenzione

ogni storia ha uno scopo: il mutamento del suo destinatario

il mutamento deve essere inatteso

Si insegna – non ho alcun dubbio – per creare, attraverso la propria disciplina e gli oggetti e il metodo suoi propri, un evento nell’esistenza dei suoi studenti che sia imprevisto, rilevante e coerente!

Esiste forse professione più bella…?

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